LE CHIESE
A partire dalla fine del Cinquecento nei quartieri di Monreale fioriscono Confraternite religiose e laiche, chiese e cappelle che si rifanno allo stile barocco. Ricordiamo le chiese degli Agonizzanti, di san Castrense e della Madonna dell’Orto che sono espressione del pregevole tessuto monumentale della cittadina normanna.
LA CHIESA DEGLI AGONIZZANTI
edificata alla fine del ‘400 di fronte al Duomo, su un preesistente edificio medievale posto all’interno della cinta muraria e inglobato nel suo perimetro, è un gioiello dell’arte barocca. La struttura ad unica navata ne giustifica l’utilizzo come ex cappella delle carceri nell’epoca dell’Inquisizione. L’interno è decorato con il più delicato stile barocco, mai pesante: putti, ghirlande e statue allegoriche vengono attribuiti a Procopio Serpotta, figlio e allievo del grande Giacomo (che è stato fra i più importanti artisti isolani di quegli anni).
LA CAPPELLA ROANO
All’interno dell’itinerario barocco si colloca la Cappella del Crocifisso, meglio nota come Cappella Roano, edificata all’interno della navata destra della Cattedrale alla fine del ‘600 per volere dell’arcivescovo spagnolo Giovanni Roano. Riccamente decorata con “marmi mischi”, ovvero gli intarsi marmorei policromi, la cappella ospita anche le spoglie mortali del suo committente. Ha pianta esagonale ed è sormontata da una cupola culminante con una lanterna. L’apparato decorativo sviluppa il percorso della Redenzione cristiana, nel vano interno lo spazio è scandito dalle statue dei profeti Ezechiele, Daniele, Isaia e Geremia che indicano il Cristo.
LA CHIESA DI SANT’ONOFRIO
è una delle chiese meno conosciute di Monreale e si trova sotto la Chiesa della Collegiata, nel quartiere della Carrubella. Risalente alla seconda metà del Seicento, la chiesa ha una sola navata due affacci: uno sulla Chiesa di Sant’Agata del Monte e l’altro sulla via Umberto I. La facciata, che necessita di interventi di restauro, si compone di una porta, di un portale seicentesco con la soprastante finestra circolare e di un campanile. Anche la statua di Sant’Onofrio necessita di un urgente restauro.
Nel corso del Settecento, la chiesa ha ospitato varie associazioni locali monrealesi e dal 1989 è sede della Confraternita del SS. Crocifisso. Non è aperta al culto e viene aperta in occasione della festa del SS. Crocifisso.
LA CHIESA DI SANT’AGATA DEL MONTE
è sulla via Palermo, è chiusa da molti anni e prende nome dalla Compagnia del Monte di Pietà. Ha impianto basilicale a tre navate con decorazioni in stile barocco di scuola serpottiana. Pregevole il pavimento in maiolica del XVII secolo. Si prevede un suo imminente restauro.
LA CHIESA CAPITOLARE DEL SACRO CUORE
è una situata in via Giovanni Amendola, una traversa sia della Via Palermo che della Via Benedetto D’Acquisto. Sede del Gran Baliato di Sicilia dell’Ordine Militare ed Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme e del Capitolo dei Cavalieri di San Lazzaro in Monreale, la sua costruzione si deve all’arcivescovo Alessandro Farnese, che affidò la chiesa e i suoi locali ai Gesuiti. Siamo all’indomani del Concilio di Trento, il nuovo Ordine è presente a Monreale dal 1552 e il Collegio arriva ad avere 240 alunni. Passano due secoli, nel 1767 i Gesuiti vengono espulsi dai regni cattolici e quindi anche dalla Sicilia. La chiesa diventa rettoria e viene affidata a un sacerdote secolare. Nel 1792, l’arciprete Benedetto Grimaldi fonda l’Educatorio del Santissimo Cuore di Gesù, offrendo un ricovero gratuito a 60 ragazze povere. L’edificio ha attraversato varie vicissitudini, restaurato è stato riaperto al culto nel 2000. Prima sede dell’Ordine Teutonico, dopo il suo allontanamento di quest’ultimo da Monreale è divenuta, dal 2019, chiesa capitolare sede dell’Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme.
LA CHIESA DI SAN GAETANO
risale alla prima metà dell’Ottocento, si trova in piazza Vittorio Veneto ed è tra le chiese più recenti e meno conosciute della cittadina normanna. In origine è stata la sede dell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini; poi è stata chiusa e successivamente affidata all’Albergo dei Poveri, fondato dall’Arcivescovo Benedetto Balsamo. Sconsacrata nel 1930, durante la Seconda guerra mondiale fu adoperata come base militare dai soldati Alleati e nel 1989 fu oggetto di interventi di restauro.
La chiesa ha una facciata neoclassica in pietra non intonacata, divisa in una parte inferiore, composta al centro da un portone in legno a doppio battente e un portale a forma rettangolare e ai lati da lesene e da due nicchie dove dovevano essere collocate i simulacri di due santi dell’ordine teatino, e in una parte superiore, composta solamente da una finestra a lunetta e da un timpano. L’interno della chiesa, che presenta una sola navata con abside a botte, è decorativamente povera e si caratterizza per la sua bicromia. Le pareti laterali ospitano sei cappelle con le soprastanti finestre chiuse da persiane in oro, da dove le monache assistevano alle funzioni religiose. L’altare maggiore è realizzato in marmo di diversi colori ed è rialzato su una gradinata di marmo composta da cinque scalini. Nel pavimento notiamo un ossario che ricorda i caduti monrealesi della Prima guerra mondiale. Non è aperta al culto e viene aperta come spazio espositivo.
LA CHIESA DEL SALVATORE
è detta Collegiata. Venne edificata nel Seicento per la venerazione del S.S. Crocifisso: sin dal tempo dell’arcivescovo Venero il simulacro del Crocifisso viene portata in processione ogni anno nel giorno tre del mese di maggio, in memoria del miracolo della scomparsa della peste a Monreale.
La chiesa è in cima ad una scalinata nel quartiere Carrubella ed è riccamente decorata. Nella zona del presbiterio, sulla parete di sinistra sopra il coro si può ammirare un dipinto di Matías Stomer. Il simulacro del S.S. Crocifisso, sopra l’altare, è riconducibile alla scuola dello scultore Antonello Gagini. Agli inizi del ‘700, sulla parete esterna del santuario venne realizzato un pannello di maiolica di 50 mq circa, raffigurante il Crocifisso che veglia su Monreale.
LA CHIESA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA
è, come la Chiesa di Sant’Onofrio, una delle chiese meno conosciute di Monreale. Nota come “Chiesa di Sant’Antonino”, si trova nel quartiere del Pozzillo ed è stata eretta nel 1720. In origine è stata la prima sede della Congregazione francescana di Sant’Antonio da Padova, poi ha ospitato la Congregazione dei santi Giuliano ed Euno, fondata a Palermo nel 1649 dai facchini e dagli addetti alle portantine.
La facciata è modesta ed è composta da una porta, un portale, un rosone situato sopra il portale, un campanile e un’edicola di data incerta. L’interno della chiesa ha una sola navata, che ospita un altare decorato con mosaici che prende luce dal rosone. Sopra di esso troviamo la statua di Sant’Antonio. Sulla parete destra si trova una tela che raffigura San Sebastiano. A destra dell’altare una lapide ricorda il restauro avvenuto nel 1923 a cura della famiglia Matranga. È aperta al culto.
LA CHIESA DI SAN VITO
si trova nel quartiere di San Vito, da cui prende il nome. È la chiesa più antica di Monreale, essendo stata costruita qualche anno prima del Duomo, la cui costruzione ha provocato una crisi economica e sociale del quartiere, i cui effetti permangono fino ad oggi. La Chiesa, in stile arabo-normanno, è edificata su base quadrata divisa in tre navate e la sua facciata in muratura mista ha una forma rettangolare. Questa chiesa si caratterizza per i suoi rifacimenti storici avvenuti nel corso del tempo. Un primo rifacimento risale al 16° secolo, ma è nel 18° secolo che avviene una completa ristrutturazione della chiesa, soprattutto per quanto riguarda le decorazioni interne, in stile neoclassico. Nel 1985 avviene l’ultimo restauro, con il trasferimento del fonte battesimale, la ristrutturazione della pavimentazione della navata sinistra e il ripristino dei pluviali e delle grondaie.
LA CHIESA DELLA MADONNA DELL’ORTO
venne edificata nel 1619 nel quartiere Bavera in un giardino dove esisteva una cappelletti con l’immagine della Madonna. A pianta rettangolare a tre navate, la chiesa fu arricchita da numerose opere d’arte, tra cui il dipinto di Pietro Novelli “L’angelo custode”, oggi esposto al Museo diocesano. Gli stucchi sono barocchi, l’altare è circondato da cantorie in legno ricoperto da una patina d’oro. In una teca è conservata una statua della Virgo dormiens recentemente restaurata. Attorno alla chiesa si sviluppò un reclusorio per le monache francescane.
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE CROCI
è uno dei luoghi più pittoreschi di Monreale. La strada che conduce a questo santuario è l’antica Via Crucis, che inizia dalla Chiesa di San Francesco, attraversa la Salita delle Croci fino alle pendici del Monte Caputo.
Questo santuario, edificato nel 1815 e ampliato nel 1844, è collegato alla leggenda del giovane monrealese Matteo Giovan Battista Angelo Quartuccio, che nel 1812 vide in apparizione la Madonna Addolorata con il Cristo morto tra le ginocchia, con la quale iniziò un dialogo. Poi la Madonna sparì e Matteo tornò in paese per raccontare questa apparizione in mezzo ad una grande folla. Successivamente avvenne un nuovo miracolo: nelle mani di Matteo apparve del pane che consentiva la guarigione dei malati.
La chiesa è articolata su terrazzamenti con unica navata con copertura a botte e altare maggiore delimitato da colonne ioniche. La facciata visibile dal qualsiasi punto della cittadina di Monreale presenta terrazze e rientranze. Nel timpano della chiesa si intravede lo stemma dipinto dell’Ordine dei Servi di Maria, cioè “SM”, con corona a sette gigli, simbolo dei sette Santi fondatori dell’Ordine. La Pianta è a navata unica, caratterizzata da paraste scanalate con capitelli di tipo ionico. L’aula è separata dal presbiterio, rettangolare e rialzato di tre gradini, da due colonne scanalate con capitelli ionici. L’interno è privo di decorazioni tranne la presenza di paraste scanalate con capitelli di tipo ionico. Tra gli elementi decorativi, notiamo un affresco di Francesco Manno raffigurante lo Spirito Santo, con una colomba, in mezzo a figure di angeli. Dietro l’altare è posta una grande tela che rievoca l’apparizione della Madonna a Matteo Quartuccio.
LA CHIESA DI SAN FRANCESCO
si trova in via Antonio Veneziano, in un’area baricentrica tra il quartiere di San Vito e il quartiere del Carmine. Edificata nel 1610 e ampliata nel 1643, lo stile prevalente è quello barocco.
La chiesa ha tre navate con copertura a volta a botte imbiancata. Nel catino dell’abside è raffigurato il Cristo benedicente tra gli angeli, che sovrasta la nicchia con la statua dell’Immacolata attribuita al Bagnasco. Sopra la porta d’ingresso si trova la cantoria in legno ornata da stucchi a cui si accede da una scala in ferro battuto. Essa ospita un grande organo. La navata centrale è illuminata da dieci finestre: cinque sugli archi delle colonne della navata destra, cinque su quelli della navata sinistra, mentre due finestre quadrangolari si aprono ai lati del portone di ingresso e due sull’abside.
La pianta complessiva della costruzione è longitudinale e presenta tre navate divise da archi a tutto sesto, che si ergono su colonne in pietra. Le due navate laterali si distinguono da quella centrale per le dimensioni più ridotte. La facciata principale è caratterizzata da un portale, inquadrato da due lesene che si ergono fino a poco più della metà dell’altezza dell’intero edificio. Il portale è sormontato da una nicchia, dentro la quale si trova una statuetta. Il portone di legno, con apertura quadripartitica, presenta intarsi. Il campanile presenta una loggia centrale che ospita tre campane.
LA CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE
è chiamata in paese “Chiesa della Casa Santa”, ed è stata edificata nel 1703 su una pre-esistente chiesa risalente al 1513. Tra le chiese meno conosciute della cittadina normanna, si trova nel quartiere della Bavera ed in origine è stata la sede della Congregazione dei Frati Cappuccini.
La chiesa ha una sola navata con un’abside rivolta ad oriente e tre affacci; ha una facciata modesta dove notiamo il portale con la soprastante nicchia contenente un’immagine in ceramica della Madonna che allatta Gesù Bambino e il timpano che la sovrasta. Ai lati dell’abside troviamo il campanile. L’interno presenta delle cappelle laterali, tra cui quella di San Francesco, dove troviamo un tabernacolo artistico in legno risalente alla fine del Seicento. Ai lati troviamo 12 quadretti con immagini di apostoli realizzati dalla scuola di Pietro Novelli.
Restaurata più volte nel corso del tempo, oggi appartiene alla Parrocchia della Cattedrale ed è aperta al culto. Ulteriori interventi di restauro sono iniziati da poco.
LA CHIESA DI SAN CASTRENSE
è l’unico elemento architettonico superstite di un complesso monastico fatto edificare nel 1499 dal cardinale Giovanni Borgia per accogliere le monache benedettine. La chiesa, di impianto rettangolare e ad una sola navata, fu fatta restaurare nel Seicento dall’arcivescovo Venero. Nelle pareti laterali ci sono cappelle cieche ornate con altari in marmo intarsiati, inquadrati da archi decorati con stucchi di scuola serpottiana. Sopra l’altare è collocata la “Madonna del popolo in Gloria” di Antonio Novelli (1602), padre del più famoso Pietro.
Lungo le cappelle laterali si succedono statue e dipinti. Nella parte superiore della navata di destra sono ancora visibili le finestre in ferro dorato lavorate a petto d’oca, da cui le monache partecipavano alle sacre funzioni. L’ingresso è sovrastato da un coro ligneo del Settecento.
LA CHIESA DI SANTISSIMA MARIA DEL CARMINE
si trova nel quartiere del Carmine e fu eretta nel 1560 dai canonici della Cattedrale sotto il cardinale arcivescovo Alessandro Farnese, per poi essere ceduta ai Carmelitani nel 1561. Contemporaneamente, nel giardino della Corte fu costruito un convento e nel 1613 un chiostro per volontà dell’arcivescovo Arcangelo Gualtieri. Dopo l’Unità d’Italia, il convento e la chiesa divennero proprietà dello Stato.
La pianta è quadrata, con tre navate e sette altari. La navata principale è più alta di quelle laterali. Otto archi, quattro per lato, danno accesso alle navate laterali e alle relative cappelle. Nel presbiterio spicca la grande tela sull’altare che raffigura la Madonna del Carmine con il Bambino. La porta d’ingresso è sormontata da un presbiterio con parapetto.
La chiesa ha una pianta rettangolare con tre navate e un presbiterio rettangolare. La navata centrale è separata dal presbiterio rialzato da un grande arco. La facciata principale, rifinita a intonaco, è incorniciata da lesene che evidenziano le parti strutturali dell’edificio. Al centro, il portale d’ingresso, con lesene sormontate da un timpano, è in asse con il campanile. Il campanile ha tre campane grandi e una piccola. La grande tela sull’altare della Chiesa del Carmine presenta un’originalissima raffigurazione della Madonna del Carmine con Bambino. Si tratta di un’opera realizzata nel 1600 da Pietro Antonio Novelli.
LA CHIESA DELL’ODIGITRIA
meglio conosciuta come chiesa dell’Itria, è situata nel quartiere Carmine. Edificata nel 1596, è dedicata alla Madonna “Odigitria”, ovvero “colei che indica la via”, culto di matrice bizantina legato ad un’icona venerata nel territorio sin dal Medioevo. La facciata semplice contrasta con la ricchezza dell’interno decorato con stucchi del Serpotta e affreschi della scuola di Pietro Novelli, come “San Francesco che riceve le stimmate” nella volta del presbiterio.
Sull’altare era posta la pala della “Madonna dell’Itria“ di Giuseppe Alvino, risalente al 1590, oggi al Museo diocesano. Nel 1646 in un’area della chiesa venne edificato l’Ospedale di Santa Caterina, che con una bella facciata barocca si affaccia sulla via Pietro Novelli: oggi ospita il Fondo moderno della biblioteca comunale “Santa Caterina” e l’archivio storico comunale intitolato allo storico monrealese Giuseppe Schirò.
LA CHIESA DI SAN GIUSEPPE
edificata tra il XVII e il XVIII secolo, sorge nella Piazzetta Vaglica ed è una tra le chiese barocche più belle di Monreale. In origine è stata sede di diverse congregazioni religiose e ha una pianta a croce greca a tre navate.
Le navate laterali sono divise in campate con archi a tutto sesto e coperte con volte a crociera decorate con decorazioni geometriche e naturalistiche in stucco dorato, mentre la navata centrale presenta due bracci coperti da volte a botte, anch’esse decorate con decorazioni simili a quelle delle volte a crociera delle navate laterali. All’incrocio dei due bracci della navata centrale troviamo una cupola a tutto sesto. I muri sono divisi in una parte inferiore, dove abbiamo lesene scanalate con capitelli corinzi, e in una parte superiore, dove troviamo decorazioni geometriche e naturalistiche in stucco nonché alcune finestre sulle lunette.
La facciata, caratterizzata da bicromia, è neoclassica ed è divisa in una parte inferiore, composta da un portone, da un portale a forma di arco a tutto sesto e da lesene con capitelli corinzi decorati con motivi naturalistici in stucco, e in una parte superiore, composta da una nicchia dove viene collocato il simulacro di San Giuseppe, da un campanile e dalle stesse identiche lesene che si trovano nella classe inferiore. Restaurata nel 2015, la chiesa è aperta al culto
LA CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
appartiene al complesso del Collegio di Maria, un istituto a due passi dal Duomo fondato nel 1724 dai fratelli Alberto Greco Carlino, arciprete, e Lorenzo Greco Carlino, canonico, con lo scopo di fornire un’educazione religiosa (e non solo) a tutte le ragazze monrealesi dell’epoca. La chiesa fu fondata due anni dopo la presa di potere dei Borboni in Sicilia, nel 1736. Il re Carlo III spese ingenti somme di denaro per la sua costruzione con un programma estremamente rapido. L’edificio è caratterizzato da un’unica facciata su strada, ovvero il prospetto di via Roma, una delle strade più importanti e trafficate di Monreale. La comunicazione con le ali del Collegio di Maria avviene attraverso due ingressi laterali.
L’interno, arricchito da interessanti affreschi, presenta quattro altari minori, fiancheggiati da lesene in stile settecentesco, molte delle quali raffinate, intervallate tra l’ingresso principale e i due ingressi laterali, dai quali si comunica con le altre ali dell’edificio storico. Gli archi a tutto sesto sono sormontati da leggere modanature, su cui poggia una fascia non decorata, a sua volta sormontata da una cornice. Al di sopra di questa si trova il tamburo della grande cupola centrale, dove si aprono finestre nascoste da grate di ottone, anch’esse di gusto tipicamente settecentesco, in uso nel periodo in cui nell’Istituto erano presenti suore di clausura. Esterno e interno della Chiesa della Trinità.
L’ABBAZIA BENEDETTINA DI SAN MARTINO DELLE SCALE
si trova nell’omonima frazione montana di Monreale. I lavori per la sua edificazione iniziano nel 1564 e finiscono nel 1595. Apprendiamo queste due date sia dalla ricca documentazione situata all’interno dell’Archivio Storico dell’Abbazia che dalle due iscrizioni marmoree situate sulla facciata esterna della stessa chiesa. La dedicazione (consacrazione al culto) della chiesa avvenne il 20 maggio 1602, durante un solenne rito presieduto dall’arcivescovo di Palermo Diego Aedo. Al suo interno, la chiesa abbaziale si presenta in tutta la sua sobrietà, se guardiamo, infatti, agli interventi posteriori di abbellimento sia del vano absidale che di alcune cappelle, comprendiamo che l’intento dei monaci era quella di far rivestire le pareti della chiesa con marmi e altre decorazioni. Ma il progetto tanto grandioso non venne mai del tutto eseguito, per mancanza dei fondi. Della chiesa precedente a quella attuale non rimane nulla, soltanto alcune opere marmoree della fine del Quattrocento come la statua della Madonna della Consolazione, un portale e un’acquasantiera.
Il Duomo di Monreale è una meraviglia architettonica di stile romanico-latino-normanno-bizantino: è semplice, maestoso e severo. Racchiude una grande profusione di ricchezze, i mosaici su fondo d’oro avvolgono la fabbrica interna per più di seimila metri quadrati…
Il Chiostro dei Benedettini era parte del convento ed è uno dei chiostri più importanti dell’area mediterranea, è il cuore di tutto il complesso abbaziale ed è un esempio bellissimo di architettura bizantina in Sicilia…
Per un paese tutto arrampicato alle falde del monte Caputo le fontane sono essenziali. È un paese che nella parte bassa ha tutta la ricchezza d’acqua del bacino del fiume Oreto, ma nella parte alta non ha sorgenti. E un arcivescovo del ‘700 addirittura decise di costruire un acquedotto per portare l’acqua nelle case dei monrealesi…
Nella Historia della chiesa di Monreale, pubblicata nel 1596 dall’arcivescovo Ludovico II Torres con lo pseudonimo di Gian Luigi Lello – suo segretario personale – leggiamo che Monreale era divisa in quattro parti. La prima e più antica, il Pozzillo, prendeva nome dall’acqua che scorreva…
Il primo nucleo della biblioteca “Santa Maria La Nuova” risale all’arrivo dei monaci che ricevettero molti privilegi da Guglielmo: fra le altre cose, l’abate fu elevato a dignità di arcivescovo e l’abbazia ebbe “libris et sacris vestibus argento et auro”…