I QUARTIERI
Nella Historia della chiesa di Monreale, pubblicata nel 1596 leggiamo che Monreale era divisa in quattro parti: la prima e più antica, il Pozzillo, prendeva nome dall’acqua che scorreva in una fontana più bassa del livello stradale, “così bassa che pare un mezzo pozzo… in questo quartiere si vedono case di tapia” scriveva l’autore, e ne deduceva che fossero state costruite dai saraceni: tapia si chiamavano i grossi mattoni di argilla cruda impiegati dagli Arabi, e certo depone a favore della loro robustezza che a fine ‘500 quelle case fossero ancora in piedi.
Pare quindi che il nucleo più antico dell’abitato si sia sviluppato attorno alla sorgente del Pozzillo, per poi allargarsi su due lati: verso il Duomo e lungo la strada che, provenendo da Palermo, si inoltrava nell’interno della Sicilia.
Nel 1624 la vicinissima Palermo è colpita da una terribile pestilenza. L’arcivescovo Girolamo Venero isola il paese con una cinta muraria su cui si aprono sei porte simmetricamente disposte. I quattro quartieri vengono divisi in contrade, l’abitato si espande nel Giardino della Corte di proprietà degli arcivescovi, che diventa il quinto quartiere col nome di Carmine (deve il suo nome al palestinese monte Carmelo). Nel 1560 l’arcivescovo Alessandro Farnese decide la costruzione di una chiesa con annesso chiostro e convento e la concede all’ordine dei carmelitani.
Il Carmine è l’unico quartiere di Monreale ad avere un disegno geometrico. Comprendeva le contrade Arancio, Odigitria, Orto Mangano, Varanni, dei barattieri, dell’ucciditore (il macello), delle carceri, di sant’Orsola e Gibbiuni.
“A Varanni”, la Via Grande, è stata progettata all’inizio del XVI secolo: la strada, larga e piana, doveva servire anche per le corse dei cavalli in occasione delle festività
In fondo all’attuale Via duca degli Abruzzi, un tempo chiamata A calati ri jenchi (giovenchi) c’era il macello.
La Ciambra era una cittadella sul bastione militare, un avamposto difensivo. Oggi, a due passi dal Duomo e quasi sua appendice, è il quartiere dove più facilmente il turista può ritrovare le radici medievali di Monreale.
Il nome deriva dal francese chambre, camera. Le origini del quartiere sono coeve alla costruzione del Duomo, vi abitavano gli addetti al servizio del re e le maestranze impegnate a edificare il grande tempio dedicato alla Madonna: l’intrico di viuzze acciottolate, i passaggi e gli archi caratteristici, ogni particolare ci riporta al Medioevo. Ed è bello perdersi in questo quartiere con le piante fiorite davanti la porta e le botteghe all’angolo: ci sono laboratori di mosaico e piccoli negozi di artigianato e design che credono in uno sviluppo sostenibile legato al lavoro manuale e al territorio.
Interno alla Ciambra è il Palazzo arcivescovile, edificato tra il 1418 e il 1449 dall’arcivescovo Giovanni Ventimiglia; ai piedi del complesso abbaziale nel 1581 viene edificato il convento dei padri Cappuccini per volere di Ludovico I Torres. Alla seconda metà del ‘600 risale Palazzo Cutò, col suo caratteristico portale barocco in tufo e la merlatura continua, un tempo residenza di Alessandro Mastrogiovanni Tasca primo principe di Cutò: il retro del palazzo si affaccia a balcone sulla Conca d’Oro, lasciando ammirare un panorama mozzafiato.
Il quartiere Bavera e quello di San Vito occupavano la parte più alta del paese; il quartiere Bavera, forse così chiamato perché abitato da militi bavaresi, era affidato all’ordine dei Cappuccini
I quartieri Ciambra, Pozzillo e Bavera-San Vito coincidono con la parte più antica del paese e conservano un impianto di tipo medievale
Il Duomo di Monreale è una meraviglia architettonica di stile romanico-latino-normanno-bizantino: è semplice, maestoso e severo. Racchiude una grande profusione di ricchezze, i mosaici su fondo d’oro avvolgono la fabbrica interna per più di seimila metri quadrati…
Il Chiostro dei Benedettini era parte del convento ed è uno dei chiostri più importanti dell’area mediterranea, è il cuore di tutto il complesso abbaziale ed è un esempio bellissimo di architettura bizantina in Sicilia…
A partire dalla fine del Cinquecento nei vari quartieri di Monreale fioriscono chiese e cappelle che esprimono la devozione religiosa e anche l’impegno caritatevole di Confraternite religiose e laiche. Gli edifici utilizzano i canoni architettonici del Barocco…
Per un paese tutto arrampicato alle falde del monte Caputo le fontane sono essenziali. È un paese che nella parte bassa ha tutta la ricchezza d’acqua del bacino del fiume Oreto, ma nella parte alta non ha sorgenti. E un arcivescovo del ‘700 addirittura decise di costruire un acquedotto per portare l’acqua nelle case dei monrealesi…
Il primo nucleo della biblioteca “Santa Maria La Nuova” risale all’arrivo dei monaci che ricevettero molti privilegi da Guglielmo: fra le altre cose, l’abate fu elevato a dignità di arcivescovo e l’abbazia ebbe “libris et sacris vestibus argento et auro”…